lunedì 21 dicembre 2015

L’Aquila, Hanrangun Dojo, stage di Arti Marziali del Campione Massimiliano Monaco.

L’Aquila, Hanrangun Dojo, stage di Arti Marziali del Campione Massimiliano Monaco.
L’Aquila finalmente racconta le Arti Marziali professionali grazie all’associazione Hanrangun (Scuola dei Ribelli) fondata da due Maestri di Arti Marziali di risonanza internazionale.
Vale la pena spendere due parole per l’Hanrangun Dojo, Associazione sportiva, culturale internazionale no profit di volontariato sociale, recupero e aiuto alle famiglie il cui obiettivo è quello di diffondere i principi delle arti marziali e dello sport quale mutuo scambio per la formazioni dei giovani e dei giovanissimi.  
Il primo vero evento Aquilano è quello che ha visto ingaggiato il Campione Mondiale interstile Massimiliano Monaco nell’impegno del seminario prenatalizio di MMA - Mixed Martial Art con la promessa di nuovi seminari incentrati sul Brazilian Ju Jitsu e sullo Streetfighting.
Il pluri-campione Massimiliano Monaco, invitato dall’Hanrangun Dojo (Scuola internazionale di Arti Marziali con sede a L’Aquila), ha impegnato il pubblico in un lungo seminario di MMA - Mixed Martial Art diretto ai partecipanti di più discipline Marziali intervenuti, presenti infatti atleti professionisti e neofiti provenienti dal Full Contact, dal Brazilian Jiu Jitsu, dal Pugilato, dal Judo e dal Kendo.
Il tema del seminario è stato diretto, ovvero: “sapere cosa fare in un combattimento non è così facile come farlo davvero”.
Il Maestro Massimiliano “Arashi” De Cristofaro e il Maestro Massimo Scopani, fondatori dell’Hanrangun Dojo, hanno patrocinato e coadiuvato il Campione nello stage, già affiancato dai  Maestri Falconieri e Bartolo.
Lo stage ha visto la partecipazione attiva di moltissimi bambini dell’Hanrangun Dojo e l’acceso interesse di atleti navigati presenti sul tatami per uno scambio reciproco di idee e di tecniche con il campione.
Un intenso allenamento e scambi di tecniche durato oltre sei ore in cui il divertimento e la passione per le arti marziali hanno dati spazio ad episodi emotivi e divertenti sempre in linea con lo spirito del Bu-Do, la Via del Guerriero.
Il campione Monaco, aggiunto “Atleta Benemerito” dell’Hanrangun Dojo, in primavera tornerà nuovamente a L’Aquila per un nuovo seminario di due giorni.
Lo stage è stato soprattutto un momento d’incontro per i Maestri richiamati dall’evento sportivo e precisamente, hanno onorato l’evento sportivo il Maestro Marco Capitoli - Atleta Azzurro d’Italia settore Kendo (cofondatore dell’Hanrangun Dojo), il Maestro Marconi dell’Amto, il Maestro di Judo Vincenzo Marucci, il Pugile Roberto De Melis, il Maestro “Vincent” dello Iai-Do, il Tiratore di Fossa Olimpica (Trap) Tuzzoli Stefano e tanti, tanti altri marzialisti di fama internazionale Amici dell’Hanrangun Dojo.
Una piccola intervista al Campione e agli organizzatori.
Massimiliano Monaco: “Questa è una realtà che sento vicina, fare le arti marziali è la mia passione e mi piace condividerla con tutti coloro che amano la mia passione.
Che dire, la risposta Aquilana è stata calorosa, forte e gentile, sicuramente ci rivedremo in primavera, devo ringraziare tutti coloro che hanno permesso questa bellissima esperienza formativa. Grazie a tutti. “
Massimiliano “Arashi” De Cristofaro: “Questo è il mio primo stage. Sono ormai da oltre venti anni organizzo sempre il mio primo stage. Che dire, la passione per le arti marziali e per il raggiungimento di un obiettivo personale mi danno la carica per organizzare un mio nuovo primo stage. Qui a L’Aquila grazie all’Amico Maestro Massimo Scopani Troiani posso allenare e formare giovanissimi Aquilani che hanno aderito all’Hanrangun Dojo, se vogliamo un mondo migliore, dobbiamo formare persone migliori e ciò è possibile solo trasmettendo i valori ai più piccoli.”
Descrizione: italy_grunge_flag_by_think0Descrizione: italy_grunge_flag_by_think0Marco Capitoli: “Io e Massimiliano De Cristofaro esercitiamo assieme le arti marziali ormai da oltre trent’anni, insomma, fin da bambini e nonostante l’età, siamo rimasti gli allievi che eravamo, che mondo straordinario. L’Aquila sportiva ha bisogno di rinnovare e di reagire al ristagno post traumatico e questo, di sicuro, è un buon inizio.”

Massimo Scopani: “Questo stage con l’Amico Campione Massimo Monaco non è il raggiungimento di un traguardo, è solo un piccolo passo verso un cammino interminabile, grazie a tutti.” 




lunedì 13 ottobre 2008

I Dan Marziali


Il termine Giapponese DAN significa "Livello", "Grado" e viene utilizzato nelle Arti Marziali per evidenziare i diversi livelli di abilità o d'esperienza.
Il termine Dan viene utilizzato anche in altre pratiche tradizionali giapponesi come l'Ikebana, il Go o la Cerimonia del Tè.

Le regole Basi per l'ottenimento dei DAN:
I livelli possibili sono tradizionalmente in ordine crescente di abilità dal primo al decimo.
Il primo dan corrisponde al momento in cui, nelle scuole tradizionali, il canditato all'apprendistato finisce il suo periodo di prova e viene considerato come degno di ricevere il vero insegnamento. Parlando in senso stretto, il primo Dan è il grado di debuttante, mentre il decimo Dan è in generale riservato al fondatore dell'Arte Marziale, e non può essere conferito se non da lui stesso. Questa situazione ha portato alla scomparsa di questo grado da alcune Arti Marziali.
I primi dan possono essere generalmente ottenuti conquistando una sufficiente quantità di punti nelle competizioni ufficiali oppure sostenendo degli esami.
I gradi più elevati richiedono anni ed anni di esperienza e tramite l'insegnamento o la ricerca occorre fornire un importante contributo nella Disciplina delle Arti Marziali.
I gradi più elevati non possono essere conferiti che dal titolare di un grado superiore rappresentante una istituzione centrale.
Prima di raggiungere il 1° Grado Gan occorre aver conseguito il livello Kyu più alto.
Nella maggior parte delle Arti Marziali, la qualità di detentore di un grado Dan (Yūdansha) è evidenziato dall'indossare una Cintura Nera.

Kyū


Obi o Cinure
Kyū è un termine giapponese utilizzato nelle Arti Marziali così come in altre pratiche tradizionali giapponesi come l'Ikebana, il Go o la Cerimonia del Tè per evidenziare i differenti livelli di progresso di un debuttante prima di ottenere un grado Dan.
Mentre il sistema dei gradi dan è simile in tutte le attività dove viene applicato, il sistema dei gradi Kyū varia considerevolmente da un'attività all'altra. I kyū sono elencati in ordine decrescente, fino al primo Kyū (Shokyu), ultima tappa prima del primo Dan (Shodan), ma il numero dei gradi varia.


Ci sono, ad esempio, più di trenta gradi Kyū da passare per i giocatori di Go, mentre le Arti Marziali ne contano tradizionalmente Sei.

Nella maggior parte dei casi, il conferimento dei gradi Kyū si fa sotto la sola responsabilità dell'insegnante, senza dover riferire ad una autorità superiore come nel caso dei gradi Dan.


In alcune Arti Marziali, come il Ju Jitsu, il Judo o il Karate, la maggior parte dei Dojo mostrano visivamente la progressione di gradi Kyū tramite il colore della Cintura del Keikogi:
Bianca (6° kyū)
Gialla (5° kyū)
Arancione (4° kyū)
Verde (3° kyū)
Blu (2° kyū)
Marrone (1° kyū)

Da quanto il Judo è stato importato in Francia (1920), Kyū e Dan furono legge.


La pratica di impiegare cinture colorate è poco impiegata in Aikido,dove è essenzialmente usata nell'insegnamento della pratica ai bambini, mentre non è stata recepita nel Kendo ne in nessun altro Budo.

In Aikido, alcuni insegnati legano il conseguimento dell'Hakama a quella di un Kyū particolare, in generale il 3°, 2° o il 1°.


Non esistono, cio nonostante, delle regole generali, queste scelte restano alla discrezione di ogni Insegnante.

A COSA SERVONO I DAN?


Ma a cosa serve la gradazione nelle Arti Marziali?

Perché nelle Arti Marziali deve necessariamente esistere la gradazione tra praticanti?
C’è chi ha affermato che la gradazione serve perché per sbaglio, potresti attaccarti alla bottiglia della grappa invece che a quella del vino!

Il mio Maestro diceva che la ciontura serve a reggere i pantaloni, altri invece, che trattavasi di un accessorio da uomo indispensabile, a meno che sotto il kimono, NON si volessero indossare le comode bretelle...
Oggi in Europa si valuta il valore e il senso dell'avere o meno un determinato Dan, ma Dan ne abbiamo ottenuti tanti, chi più chi meno, chi meglio chi peggio, chi con il sudore chi con il denaro, chi con la stima dei suoi Maestri, chi con la presa in giro dei propri compagni d’allenamento.
Signori, siamo umani, tutto può accadere, anche nelle Arti Marziali.

Comunque sia, siamo in maggioranza una Yudanshakai e oggi, ci ricordiamo di come 20, 30, 40 anni fa sembrava che il raggiungimento del I° Dan fosse un obiettivo fondamentale, ma quasi un miraggio, addirittura un nuovo orizzonte da cui solo ripartire nell’infinito percorso individuale delle Arti marziali, ma con il bagaglio di una nuova consapevolezza, quella di dover ricominciare tutto da capo.
Per chi ignora il termine Yudanshakai, preciso che esso racchiude il rango dei Dan dal I° al IV°, i cosiddetti “Gradi del Guerriero”, mentre il termine Kodansha, racchiude i Dan dal V° al X°, gradi normalmente assegnati ai Maestri con piena maturità.
Oggi siamo qui a dire e non dire, oggi siamo qui a sentenziare e a giudicare, oggi siamo qui a parlare e sparlare sui dan, ma ricevere un Dan, oltre all’essere divenuto una svendita, oltre le critiche, ricordiamo solo per un istante che ricevere il Dan per un Marzialista meritevole, è quasi sentire per la prima volta la “poesia interna” della propria vita.

Cerchiamo di crescere e cerchiamo, se possibile, di non distruggere la poesia degli altri.
Io sono stato allievo, sono stato molti anni un Kyu, oggi sono chiamato “Maestro” e la cosa da una parte mi gratifica, dall’altra mi riveste di tanta responsabilità e doveri.
Cari amici, non dimentichiamo che oggi siamo proprio noi quelli che assegnano questi gradi, i Dan, siamo proprio noi quelli cui il ragazzo che si iscrive in un Dojo guarda come esempio, ora siamo proprio noi tutti quelli dall'altra parte, i Dan.
Secondo il sottoscritto, il Dan, ovvero, il conseguimento del I° Dan è ancora una tappa decisamente fondamentale nel percorso di crescita di un Marzialista, ma sta al suo insegnante il trasmettere questa emozione. eh si, perchè consegnare una Cintura (specialmente se Nera), non è solo un atto dovuto, ma un rito, un Dogma della Marzialità e ciò, provoca emozione.

Ma cari amici, trasmettere l’emozione del ricevimento di un Dan non è facile per un Maestro, perché il Maestro lo può fare solo ed esclusivamente se ci crede ancora nel valore del Dan, nonostante la politica burocratica poco-meritocratica molto-danarosa sportiva, nonostante il proliferare delle federazioni, associazioni, enti, società, o strutture più o meno riconosciute, nonostante i veloci corsi U.S.A.&Getta e nonostante il corso Ebay in DVD quale il meraviglioso corso in 5 DVD Cobra Mortal Kombat Ironfist Street Fighting Academy.

Io cel'ho, l'ho comprato, un lusso, davvero un lusso, con pochi Dollari mi sono arrivati i 5 DVD, 5 Diplomi e con in il 5° Diploma, sono diventato anche Istruttore!

Niente male, clicco, compro, mi arrivano i DVD, li vedo, li copio, apro un corso e via...anche io ho un meritato posto nella sfera mondiale dei Maestri delle Arti Marzia...ne!

Comuqnue, dicevamo...."trasmettere"? Si, lo si può fare solo se ci crede ancora.

Io ricordo la mia Cintura Nera, come posso dimenticare quel lontano giorno?
Il ricevimento della mia prima Cintura Nera è stata forse una delle più intense, forti, romantiche emozioni della mia vita tormentata, gli altri Dan molto, molto meno, ma il mio primo Dan è stato speciale, il mio l’ho sudato sangue...quello vero!

Solo chi ci crede ancora, solo così un Maestro può dare ancora un senso alla pratica degli anni necessari al conseguimento di un Dan, credeteci e farete Arte Marziale, non Sport Marziale.
Ora arriviamo ad un punto fondamentale.

Se siete d’accordo terrei ben distinti e separati i gradi Tecnici/Dan e Agonisti/Dan, dalle qualifiche di insegnamento ovvero Maestri/Dan, perché anche dal punto di vista metodologico, politico, federale, economico (ed anche legale, sotto il profilo delle necessarie autorizzazioni), la formazione è totalmente diversa dalla pratica sul Tatami, o Ring, in Strada o, nella Gabbia.

Il Dan, cos'è il Dan nelle Arti Marziali moderne?I Dan, ovvero, i Conoscitori o, Custodi della Via (Obi-Dan) e le Cinture Inferiori (Obi-Kyu)I Dan si dividono in 4 categorie Superiori, le quali si distinguono per una evidente simbologia nella fattezza del Kimono e della Obi.1°Dan Shodan, 2°Dan Nidan, 3°Dan Sandan, 4°Dan Yodan, 5°Dan Godan.Indossano la Cintura Nera, la quale riporta per distinzione delle ulteriori strisce verticali a seconda del Dan posseduto.La Cintura Nera simboleggia l’accumulo delle conoscenze acquisite durante gli anni di pratica. Essa, è l’esatto contrario della Cintura Bianca6°Dan Rokudan, 7°Dan Shichidan, 8°Dan Hachidan.Indossano la Cintura Nera o Rosso e Bianca. Essa così indossata simboleggia il ritorno alla purezza (bianco), la conoscenza dell’Energia (Ki) e quella della Spiritualità (Rojo)9° Dan Kudan, 10 Dan Hanshi.Indossano una semplice Cintura Nera o Rossa. Questa semplicità simboleggia il Dominio dell’Energia e dell’ Hara (Centro Energetico del Corpo)11° Dan Meijin, 12° Dan Hanshi Meijin.A differenza del profondo sapere di alcuni miei colleghi che dichiarano l’inesistenza dei gradi 10°, 11° e 12° Dan, gli stessi colleghi che si ostinano a divulgare ai propri allievi notizie mendaci, rendendoli così allievi ignoranti di sapere, dichiaro che i dodicesimi Dan esistono davvero.O quantomeno, per il beneficio del dubbio, sono esistiti.Tracce storiche di Disciplina, ci rivelano che essi anticamente, venivano descritti indossare sul Tatami una Doppia Cintura Bianca.Le due cinture bianche indosso all’anziano Maestro, simboleggiano la “Ruota della Vita”, esse in un percorso doppiato, esprimono il voler ricominciare il ciclo completo.Ma questa ragazzi, è solo storia…moderna!Analizziamo i Tradizionali Livelli di Maestria.In Oriente vi è una tradizione ancestrale per il livello ed il riconoscimento di categoria tra gli Insegnanti delle Arti Marziali.
In Occidente invece, vi sono ulteriori differenze di interpretazione dettate da regole cartacee, ma noi in questa prima fase, rimaniamo con i riconoscimenti Marziali tradizionali moderni.Sensei (Inizio del Cammino)Professore o Istruttore Principiante - a partire dal I° DanRenshi (Maestro Aiutante)Colui che ha imparato la Tecnica e l Maestria della ScuolaDal 4° al 6° DanKyoshi ( Maestro Esemplare)Colui che è custode delle Tecniche della RyuDal 7° all’8° Dan Hanshi (la Massima Maestria)Conosce tutte le tecniche della sua Scuola, della sua Disciplina, della sua Arte. In ogni Scuola ove ha lavorato tale Maestria si applica il titolo di Kaiden.Kaiden (Titolo di Riconoscenza per l’Hanshi)In ogni Scuola ove ha lavorato tale Maestria si applica il titolo di Kaiden.Meijin Grado Massimo ospitato in una riunione di esperti di livello Superiore.Tutta una vita dedicata al contributo della sua ArteShian o Shihan (Maestro d’Arte)Rappresentante di varie Scuole della propria Disciplina e della propria Federazione. Il Direttore Tecnico a partire dal 6° Dan è chiamato Shian.Soke (Capo di una Scuola - Ryu)Dirigente di una ScuolaKaiso (Maestro Fondatore)Fondatore di una Scuola - Ryu

Arriviamo quindi in Europa, dove per necessità burocratica si è smontato il sistema di graduazione Marziale moderno, che già aveva surclassato quello delle antiche Koryu, per rivisitarlo ancora una volta.
In Occidente le Titolazioni Marziali sono molto differenti da quelle più o meno conosciute, queste infatti, sono le seguenti:
Tecnico Sportivo ElementareMonitor Instructor - a partire dal I° DanTecnico Sportivo di BaseIstruttore Regionale - a partire dal 2° DanD.T. - Tecnico Sportivo SuperioreMaestro Nazionale - a partire dal 3°DanSpecialista in Ju Jitsu (o nella Disciplina che si pratica) Maestro Internazionale - a partire dal 4° Dan
Ma queste due precise classificazioni dei praticati, dipendono comunque anch’esse dalle Scuole e dalle Tradizioni.
Queste due graduatorie esposte, sono le classificazioni Marziali che vanno per la maggiore in alcuni ambienti, ma non sono le uniche e, non in ultimo, non sono classificazioni (o ranghi) applicate dalla maggior parte delle Koryu.
I gradi fino al 12° Dan ed i titoli Europei di Specialista in Arte Marziale, sono classificazioni che trovano spazio in tutte quelle Scuole di netta “ispirazione tradizionale” ma che in realtà, fanno parte “solo” del Gendai Bu Do (o Bu Do Moderno) o di quelle Scuole di Pensiero Agnostiche che a loro volta propongono una rivisitazione in chiave moderna (o modernizzata) dei metodi Marziali tradizionali delle antiche Koryu, tipo ad esempio, la mia Scuola.
Per Gendai Budo intendo proprio il Budo Moderno che, nel suo aspetto più evidente, è un insieme di Discipline Marziali Giapponesi codificate verso la fine dell'epoca Meiji (periodo 1868-1912), Discipline atte a purificare, sviluppare, fortificare il corpo, la mente e lo spirito; per questo dire che praticare una disciplina del Gendai Budo, può essere un mezzo di ricerca personale e miglioramento della propria qualità di vita.
Infatti nelle Scuole delle Arti Marziali arcaiche i discorsi come i Dan, il Colori delle Cinture, o anche solo quelle variopinte e folcloristiche Strisciette Colorate apposte sulle stesse Cinture Nere, sono pressoché inesistenti.
Alcuni titoli prima elencati non risultano mai essere stati utilizzati o che addirittura esistessero all’interno di una Scuola.
Infatti nelle Koryu, queste erano le otto (8) sole classificazioni realmente esistite ed ancora esistenti:
1) Menkyo, 2) (Sho) Mokuroku 3) Kirigami - 3), 4) Shoden, 5) Chuden, 6) Okuden, 7) Kaiden, e l’8°, ovvero, il Menkyo Kaiden.
(I Kaiden, i Mokuroku Menkyo Kaiden e i Densho -non nominati tra i gradi-, sono i nomi storici dei Libri Sacri -plichi- delle varie Scuole Marziali antiche.)
Forse però, senza l'Europa modernizzante e le sue "esigenze burocratiche", il “sistema dei Dan” sarebbe molto diverso e forse, lo sarebbe addirittura anche in Giappone, in Cina, in Corea, ecc, ecc.
Forse, si sarebbe adottato qualcosa di molto più intimo, spirituale, austero, magari si sarebbe adottato un sistema di classificazione tipo quello dei calligrafi dello Shodo (letteralmente: arte giapponese della scrittura, o della calligrafia) o degli Shogi (lo Shogi è un gioco strategico da tavolo, più precisamente, è il gioco degli Scacchi Giapponese.)
I calligrafi Shodo e i giocatori Shogi, mostrano gradi, classi, colori, ranghi così evidenti?
Eppure questi ultimi si riconoscono tra loro senza gradi né colori evidenti, anche chi guarda la loro abilità nelle loro Arte comprende oggettivamente chi sul tavolo da gioco o sulla carta è il Maestro e chi non lo è.
Da noi, sul Tatami, sarebbe come dire: “Non c’è colore, non grado, non c’è niente da scrivere vicino al proprio nome e cognome, men che meno, scriverselo da soli...”
Se fossi in grado, personalmente proporrei questa nuova "gradazione" agnostica, ma molto meritocratica:
Livello I° Dan, ovvero, la conoscenza di tutte le tecniche della Discipina –o Arte, che si pratica. Per il II° Dan e per il III° Dan sarebbe previsto un miglioramento della posa in opera delle tecniche a mezzo dei Kata. Dal IV° Dan al VI° Dan dovrebbe essere necessario maturare lo sviluppo dei principi tipici dello stile (Ju Aiki, Ju Jitsu o altri), poi dal VI° Dan all’VIII° Dan si dovrebbe studiare la storia della propria Disciplina e delle Arti Marziali a 360°, avere la “Conoscenza Tecnica Perfetta" del programma della propria Disciplina, la padronanza assoluta dei suoi principi, dimenticando ,la burocrazia, la politica, i premi, le medaglie, i diplomi ecc, ecc.
Forse questo personale sistema di graduazione permette di migliorare le tecniche con l'aumento dell'età, ovvero, l’Allievo usa la forza, l’anziano Maestro usa solo l’esperienza accumulata negli anni.
Ogni grado è o dovrebbe essere un netto miglioramento del livello precedente e, soprattutto, implicherebbe che gli esaminatori scendano sul tatami a "sentire con mano" se il candidato ad un livello superiore (Dan) ha veramente appreso i principi della sua Arte o se il suo Uke "finge" o, peggio, se "utilizza la forza" per applicare una leva che di per sè, di forza, non nè necessita affatto.

Infine, per le Arti Moderne (Ju Jitsu, Judo, Karate, ecc, ecc.) va benissimo il sistema dei Kyu e dei Dan, visto che è stato creato proprio per quelle.
I Kyu e i Dan, che lunga camminata verso il principio, un grande cerchio intorno alla vita.
Credo che il grande Samurai Miyamoto Musaschi disse una volta "Anche una strada di 4000 chilometri incomincia con un passo".
Il Kirigami è una tecnica orientale di intaglio e piegatura della carta per ottenere forme tridimensionali a partire da un unico foglio, senza asportare pezzi. Il significato del termine deriva dal giapponese "Kiru" significa “Tagliare” e "Kami" significa ”Carta”, ma nella Marzialità, il termine è letto ed inteso come la “Carta che Taglia”.
Il Sho Mokuroku è la Cintura Nera. La base della valutazione della Sho Mokuroku sta nell'onestà e sincerità verso se stessi.
Shoden (o Shodan) - è il primo livello della Scuola, si deve avere oltre i 18 anni di età ed un minimo di 8 mesi di pratica Marziale, ma dopo aver superato l'esame di 1°Kyu.
Chuden - è il secondo livello, per ottenerlo serve un minimo di 1 anno di pratica, ma solo dopo aver superato l’esame di Shoden (o Shodan).
Okuden - è il terzo livello, ovvero, insegnamento segreto.
Kaiden - è la conclusione del percorso, l’iniziazione completata
(I Kaiden, ovvero “Vecchi Diplomi”, contenevano l'ultimo insegnamento del Maestro all'Allievo.)
Menkyo Kaiden - è il più alto grado possibile nelle Arti Marziali tradizionali. E’ il 10° Dan, si può dire volgarmente egli è “Menkyo Kaiden del sistema” al posto di “Custode del Gesto”.
Il Mokuroku Menkyo Kaiden, è il “manuale segreto della Scuola”, oppure, semplicemente il “Catalogo delle Tecniche” e solitamente, era tramandato tramite rotoli (o pergamene).
Densho, ovvero il “Libro segreto”, o meglio, il Testo di insegnamento antico.
A volte un rotolo veniva perso, distrutto o peggio, rubato, e così, una parte delle tecniche antiche veniva dimenticata e negli anni a venire, per i discepoli era sempre più difficile ricostruire l'integrità assoluta dell'insieme delle tecniche di una Scuola.
Anche per questo motivo si diede vita al Gendai Budo, perché molti dei programmi antichi, vennero persi nel tempo.
Ricapitolando, nelle Koryu, questi erano i soli gradi riconosciuti:
MENKYO, MOKUROKU, KIRIKAMI.

Nella fase iniziale della sua pratica l’allievo e può ricevere il grado di Kirikami, ovvero, l’abbreviazione di “Kirikami no Menkyo”.abbiamo compreso che il termine “Kirikami” significa letteralmente “carta che taglia”.
E la Carta che Taglia è il “giuramento” con il quale era permesso allo studente l’apprendimento nella Koryu.quindi “Mokuroku” è il titolo che viene conferito ad uno studente più avanzato di “Kirikami” e letteralmente significa “lista” o “catalogo” o “elenco”.“Menkyo” invece significa “licenza” o “autorizzazione” ed originariamente, conferiva il diritto di utilizzare il nome della scuola nel corso di dispute con altri praticanti come ad esempio nei duelli, inoltre, concedeva il diritto assoluto di emettere gradi.All’interno di queste tre categorie principali di classificazione Marziale, esistevano cinque (5) ulteriori distinzioni, ovvero:
Shoden (prima fase nella tradizione), Chuden (seconda fase nella tradizione), Okuden (il cuore della tradizione, l’iniziazione profonda), Kaiden (la conclusione del percorso, l’iniziazione completa), Menkyo Kaiden è pertanto il più alto grado possibile.Ai giorni nostri, il Maestro Hatakeyama Goro, Menkyo Kaiden di una delle Koryu più antiche ancora in vita, utilizza il seguente sistema di gradazione tra i praticati: Menkyo Kaiden (8° Dan e oltre, fino al 10° Dan), Menkyo Okuden (7° Dan), Menkyo Chuden (6° Dan), Menkyo Shoden (5° Dan), Mokuroku Chuden (4° Dan), Mokuroku Shoden (3° Dan), Kirikami Chuden (2° Dan), Kirikami Shoden (1° Dan).
Vero è ancora che il criterio di assegnazione dei Dan, orbita anche in seno all’età del praticante, ed ecco che le Koryu ci tramandano una codifica dei Dan. Nel Budo tradizionale il sistema dei Dan è definito con estrema precisione, ed ogni livello ha una importanza che va al di là della tecnica, della forza o della politica.
Ricapitolando, il conseguimento dei gradi Dan delle Koryu è:YUDANSHA - Il Guerriero:Ichi (Sho) Dan - 1° GradoNidan - 2° GradoSandan - 3° GradoYon (Shi) Dan - 4° Grado
KODANSHA - l'InsegnanteGodan - 5° Grado RenshiRokudan - 6° Grado Renshi (Da 35 anni)Shichidan - 7° Grado Kyoshi (Da 42 anni)Hachidan - 8° Grado Kyoshi (Da 50 anni)Kudan - 9° Grado Hanshi (Da 60 anni)Judan - 10° Grado Hanshi (Da 70 anni)
Ma posso fare ancora di meglio, perché posso trascrivere anche il significato dei “Gradi di Maestria Tecnica del Bu Do”, ovvero:
(Yudansha)
1° Dan - Grado di colui che cerca la Via: Studente (Sen)2° Dan - Grado dell'allievo all'inizio della Via: Discepolo (Go no sen)3° Dan - Grado degli allievi riconosciuti, ovvero: Discepolo Confermato4° Dan - Grado degli esperti tecnici: Esperto (Sen No Sen)
E non in ultimo, dare un significato ancestrale ai “Gradi della Maestria Spirituale del BuDo”, ovvero:
(Kodansha)5° Dan e 6° Dan - Grado della Conoscenza (Kokoro)dal 7° Dan fino al 10° Dan - Grado della Maturità (Iro Kokoro)

In conclusione, anche per te che leggi, il mio più che sudato 6° Dan di Ju Jitsu Shinto Ryu maturato nello Shinto a “soli” 37 anni (e concessomi di indossarlo solo al compimento del 38° anno), in una delle più antiche Koryu -e bada che ho scritto Ko Ryu non Gentay Budo di cui fa parte il Ju Jitsu oggi propinato ad uffa, come vedi, non è proprio un numero da uno a dieci buttato lì per caso sulla mia ormai stanca e, soprattutto, vecchia Cintura Nera…

Quanto sopra riferito alle SS.VV. per futura memoria, è solo una piccola parte di una ricerca quinquennale esperita dal sottoscritto (con la collaborazione di molti amici e nemici anche dei vari forum di settore), finalizzata all’uscita -spero ormai prossima- di una pubblicazione storiografica delle Discipline Marziali nel Mondo.

Ora cari amici Marzialisti vicini e lontani, credo di aver meritato un lungo riposo!

Io ho detto la mia, ora stà a voi il resto dei commenti o, meglio, gli ampliamenti della materia "Gradi Marziali"…
Rey!

martedì 30 settembre 2008

Il Ju Jitsu Agnostico o Moderno


Il Fighting System è un tipo di competizione agonistica del Ju Jitsu. Nel 1977, a seguito di un’iniziativa comune fra Italia, Germania e Svezia, venne fondata la European Ju-Jitsu Federation (EJJF). Nel 1987, quando oramai tutte le principali Nazioni europee facevano parte della EJJF, venne fondata, con un grande contributo del Ju-Jitsu italiano, la Ju-jitsu International Federation (JJIF). Da allora la AIJJ -Associazione Italiana Ju-Jitsu- fu riconosciuta anche dalla JJIF quale unica rappresentante del Ju-Jitsu in Italia. Una delle tipologie di competizione riconosciute da questa federazione è il Fighting System. Questo sport vanta la partecipazione di 52 nazioni nel Mondo e prevede l’organizzazione di Mondiali, nonché di vari titoli Continentali con cadenza Biennale.Il Fighting System è un combattimento che si svolge sul Tatami tra due atleti che indossano solamente il judogi, protezioni paratibia e, per facilitare tutte le fasi del combattimento, protezioni alle mani sottili ed aperte, in modo da effettuare al meglio le prese sia nella lotta in piedi che in quella a terra. All’inizio del combattimento, gli atleti si affrontano con atemi (colpi a distanza di calcio o pugno) in quella che viene definita Prima Fase, sino a quando uno dei due atleti effettua una presa sul judogi dell’avversario passando alla Seconda Fase. Una volta che un atleta sceglie e riesce ad afferrare il suo avversario è vietato sferrare alcun colpo, fin tanto che persiste una qualsiasi presa. Nella Seconda Fase l’obiettivo di ciascun atleta diventa effettuare una proiezione dell’avversario utilizzando tecniche opportune (Nage-Waza). Una volta che uno dei due contendenti ha effettuato una proiezione dell’avversario o entrambi finiscono a terra, il combattimento continua nella Terza Fase in cui l’obiettivo è immobilizzare l’avversario al suolo (osae-komi) o costringerlo alla resa tramite leve (kansezu-waza) o strangolamento (shime-waza).Ogni azione è valutata da ben tre arbitri, che giudicano ed assegnano 2 punti (Ippon) o un punto (Wazari) a seconda dell’esecuzione, del risultato e della reazione dell’avversario. I punti assegnati durante il combattimento vengono sommati al termine dell’incontro per designare il vincitore. Il combattimento dura 3 minuti e viene interrotto solo se necessario: ciò permette a questo sport di mantenere un ritmo altissimo durante i combattimenti, conferendogli grande spettacolarità e obbligando gli atleti ad avere un’approfondita preparazione non solo tecnica, ma anche atletica.La vittoria viene assegnata all’atleta che ha conseguito il miglior punteggio allo scadere del tempo oppure per superiorità tecnica di uno dei due atleti, ovvero colui che riesca ad ottenere almeno un Ippon sia in Prima che in Seconda che in Terza Fase, infliggendo all’avversario una tecnica perfetta sia nel combattimento a distanza, sia in quello corpo a corpo e sia in quello a terra. In questa circostanza l’atleta avrà dimostrato di essere superiore tecnicamente al proprio avversario in ogni situazione, obbiettivo massimo del JuJitsu: pertanto avrà vinto prima del termine. Questa regola anima particolarmente le sfide, conferendo a questo sport ancora maggior studio della tattica di gara.Nel combattimento a distanza gli atleti sono vincolati a rispettare un controllo dei colpi. Questa regola permette agli atleti di esprimere al meglio le loro capacità tecniche nella lotta, senza contaminarla con colpi che andrebbero a limitare l’aspetto tecnico di questa fase. Nelle altre fasi è vietato l’uso dei colpi e gli atleti devono utilizzare tutta la loro arte di lottatori per sottomettere l’avversario.L’Italia vanta diversi risultati di rilievo in ambito internazionale, anche considerando che all’estero gli atleti di maggior spicco sono professionisti.

Yawara, il Ju Jitsu Tradizionale o Arcaico


Il Jūjutsu (柔術), conosciuto anche come Jujitsu, è un'arte marziale giapponese il cui nome significa letteralmente jū: flessibile, cedevole, morbido e jutsu: arte, tecnica, pratica. Veniva talvolta chiamato anche taijutsu (arti del corpo) oppure yawara (sinonimo di jū).Il jūjutsu era praticato dai bushi (guerrieri) che se ne servivano per giungere all'annientamento fisico dei propri avversari provocandone anche la morte,a mani nude o con armi. Il jūjutsu è un'arte di difesa personale che basa i suoi principi sulle radici del nome originale giapponese: HEY YO SHIN KORE DO, ovvero "il morbido vince il duro". In molte arti marziali, oltre all'equilibrio del corpo, conta molto anche la forza di cui si dispone. Nel Ju Jitsu, invece, la forza della quale si necessita proviene proprio dall'avversario. Più si cerca di colpire forte, maggiore sarà la forza che si ritorcerà contro. Il principio, quindi, sta nell'applicare una determinata tecnica proprio nell'ultimo istante dell'attacco subito, con morbidezza e cedevolezza, in modo che l'avversario non si accorga di una difesa e trovi, davanti a sé, il vuoto.